Hai redditi all’estero? Ecco come l’Agenzia delle Entrate scopre chi non li dichiara

Hai redditi all’estero? Ecco come l’Agenzia delle Entrate scopre chi non li dichiara - sanzioniamministrative.it

Lorenzo Fogli

Ottobre 5, 2025

La stretta sui redditi esteri non dichiarati riguarda sempre più contribuenti italiani: ecco come funzionano le verifiche, i tempi di accertamento e le possibili sanzioni.

Ogni anno l’Agenzia delle Entrate intensifica le attività di controllo sui redditi prodotti all’estero e non dichiarati dai contribuenti residenti in Italia. Il sistema si basa sull’incrocio dei dati forniti dalle autorità fiscali straniere che aderiscono al Common Reporting Standard (CRS) con quanto riportato nelle dichiarazioni italiane. Quando emergono differenze, si attivano procedure che possono partire da una semplice segnalazione fino a veri e propri accertamenti formali, con conseguenze economiche rilevanti.

Come funzionano i controlli e cosa succede con gli errori dichiarativi

Il primo livello di verifica riguarda i contribuenti che presentano la dichiarazione dei redditi, ma omettono di inserire redditi esteri o attività finanziarie e patrimoniali detenute oltre confine. In questi casi, l’Agenzia invia la cosiddetta lettera di compliance, un avviso che segnala l’anomalia e permette al contribuente di regolarizzare spontaneamente la posizione. Questo strumento non solo facilita il dialogo tra fisco e cittadino, ma consente anche una riduzione delle sanzioni rispetto al massimo previsto dalla legge.

Se invece la dichiarazione non è stata presentata o è stata trasmessa in ritardo, la procedura diventa più stringente. L’Agenzia può inviare un invito a comparire, previsto dall’articolo 5-ter del D.Lgs. 218/1997, primo passo verso l’accertamento con adesione. In questa fase viene aperto un confronto diretto con il contribuente, che ha la possibilità di dimostrare la correttezza dei dati o di spiegare eventuali omissioni. Un esempio pratico rende chiaro il peso delle omissioni. Se un contribuente con un conto in Svizzera percepisce interessi e dividendi per 150.000 euro senza dichiararli, l’imposta evasa ammonterebbe a circa 60.000 euro. Le sanzioni per dichiarazione infedele oscillano tra il 90% e il 180% del tributo non versato, in questo caso da 54.000 a 108.000 euro. Basta un solo anno di redditi non dichiarati per generare un debito fiscale molto elevato.

Termini di accertamento e scelte del contribuente

La normativa stabilisce tempi molto ampi per i controlli. In caso di dichiarazione omessa, l’Agenzia può notificare l’accertamento fino al 31 dicembre del settimo anno successivo a quello in cui la dichiarazione sarebbe dovuta essere presentata. Questo arco temporale lungo serve a permettere un controllo accurato, considerando che i dati provenienti dall’estero richiedono tempo per essere elaborati e incrociati. Quando il contribuente riceve un invito a comparire, ha diverse possibilità. Può scegliere di aderire all’accertamento e pagare le imposte con sanzioni ridotte, oppure presentare controdeduzioni per dimostrare la correttezza della propria posizione. Se il dialogo non porta a una soluzione, resta la strada del contenzioso tributario, con tempi più lunghi e costi maggiori.

L’accertamento con adesione si inserisce in una logica collaborativa: da un lato mira al recupero delle somme dovute, dall’altro consente al contribuente di regolarizzarsi senza subire l’intero peso delle sanzioni. La legge prevede infatti che queste possano essere ridotte fino a un terzo del minimo. Il meccanismo evidenzia due aspetti fondamentali. Il primo è la crescente capacità del fisco italiano di sfruttare le informazioni condivise a livello internazionale. Il secondo riguarda l’importanza, per i contribuenti, di dichiarare correttamente i redditi esteri, evitando omissioni che, anche se non intenzionali, possono trasformarsi in un problema serio con conseguenze economiche pesanti.