La Corte di Cassazione ha ribaltato tutto di nuovo: senza omologazione, le multe elevate con autovelox sono nulle. La situazione
L’Italia si trova di fronte a un paradosso giuridico che potrebbe costare miliardi alle casse comunali e riscrivere le regole del controllo della velocità. Con l’ordinanza n. 26521/25 depositata il 1° ottobre, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio destinato a far tremare gli enti locali: senza omologazione, le multe elevate con autovelox sono nulle. Un verdetto che arriva mentre i Comuni hanno già incassato oltre 1,25 miliardi di euro nei primi mesi del 2025, secondo un’indagine del Codacons.
Una lacuna lunga trent’anni
Il problema affonda le radici nel Codice della Strada del 1992, che distingue chiaramente tra approvazione e omologazione delle apparecchiature di controllo. L’articolo 45 stabilisce che i dispositivi debbano essere “approvati od omologati” dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, mentre l’articolo 142 riconosce validità probatoria solo alle “apparecchiature debitamente omologate”.
Tuttavia, per oltre trent’anni, le amministrazioni hanno usato questi due termini come sinonimi, in assenza di una procedura chiara per l’omologazione.
Approvazione vs omologazione: la differenza che annulla le multe
La distinzione è cruciale:
- Approvazione significa che il Ministero autorizza un modello di dispositivo all’uso;
- Omologazione, invece, implica una verifica tecnica e funzionale di ogni singolo apparecchio: precisione, affidabilità, standard costruttivi.
Il paradosso è evidente: la legge prevede l’omologazione, ma non la disciplina. Nessuna norma stabilisce come debba essere effettuata, eppure le multe basate su apparecchi non omologati continuano a fioccare da decenni.
La Cassazione: “L’approvazione non basta”
Il caso esaminato dalla Suprema Corte nasce da un ricorso presentato da un automobilista di Pescara. Il tribunale locale aveva convalidato la multa, ritenendo sufficiente l’approvazione ministeriale dell’autovelox. Ma la Cassazione è stata netta: “La semplice approvazione non può essere considerata equipollente all’omologazione”.
Un principio già affermato in due ordinanze precedenti nel 2024, e che ora diventa un indirizzo vincolante per tutti i tribunali italiani. Le conseguenze sono pesanti: migliaia di sanzioni potrebbero essere annullate, con possibilità di rimborso per i cittadini e restituzione dei punti patente.
Il censimento degli autovelox e la scadenza del 30 novembre
Nel tentativo di mettere ordine, il Decreto Infrastrutture n. 73 del 21 maggio 2025 ha imposto ai Comuni di mappare digitalmente tutti gli autovelox entro il 30 novembre. Ogni amministrazione deve comunicare al Ministero quali dispositivi utilizza e dove sono collocati.
Il Ministero è stato chiaro: “L’inserimento dei dati è condizione necessaria per il legittimo utilizzo dei dispositivi”. Chi non rispetta la scadenza dovrà spegnere gli autovelox. Ma anche chi li censisce resta nel limbo: la mancanza di una procedura di omologazione rende comunque illegittime le rilevazioni secondo la Cassazione.
Una situazione kafkiana in cui la burocrazia rincorre se stessa senza risolvere la sostanza del problema.
La riforma mancata e un futuro incerto
La Legge 177 del 25 novembre 2024, che ha riformato il Codice della Strada, rappresentava un’occasione storica per colmare il vuoto normativo. Eppure, pur introducendo modifiche importanti alla circolazione e alla sicurezza stradale, non ha definito la procedura di omologazione.
Finché la legge non interverrà a chiarire cosa significhi davvero “omologazione”, ogni multa da autovelox rischia di essere solo una contravvenzione… al buon senso.