Evasione social, bonifici, Postepay e cripto: l’inchiesta che fa tremare gli influencer (e non solo loro)

Influencer nel mirino del fisco

Il fisco tiene in pugno influencer e cripto guru-www.sanzioniamministrative.it

Lorenzo Fogli

Ottobre 9, 2025

L’Agenzia delle Entrate avvia verifiche fiscali sui creator italiani e sui compensi percepiti online, tra ricavi non dichiarati, cripto e pagamenti in natura.

Negli ultimi anni i casi di evasione fiscale tra influencer e content creator sono aumentati in modo esponenziale. Tanto da spingere l’Agenzia delle Entrate ad accendere un faro su questo nuovo mondo economico nato dal web: la creator economy.

Un settore in crescita costante, popolato da figure professionali che producono contenuti digitali per piattaforme come Instagram, TikTok e YouTube, spesso con guadagni difficili da tracciare e flussi di denaro che viaggiano attraverso conti esteri o ricariche di carte prepagate.

Le autorità fiscali italiane, oggi, vogliono vederci chiaro: chi guadagna dalle attività online dovrà dimostrare di aver dichiarato tutto, dai pagamenti diretti delle piattaforme alle ricompense dei follower.

Il boom della creator economy e il nodo fiscale

Con 82 influencer ogni 100 mila abitanti, l’Italia è oggi terza in Europa per numero di professionisti del settore, dietro solo a Spagna e Regno Unito. Si contano oltre 37.700 content creator attivi, una cifra destinata ad aumentare con la diffusione capillare dei social.
La spesa per l’influencer marketing è cresciuta del 33% tra il 2020 e il 2023, toccando i 323 milioni di euro. Un mercato che genera opportunità, ma anche zone grigie.

Crypto
Non solo influencer ma anche chi guadagna con le criptovalute nel mirino del fisco-www.sanzioniamministrative.it


Molti creator ricevono compensi tramite piattaforme estere, oppure direttamente dai follower tramite ricariche Postepay, donazioni online o vendite di contenuti esclusivi. Spesso, senza alcuna tracciabilità.
Alcuni casi passati – come quello di tre influencer che ricevevano pagamenti “in nero” per dirette e contenuti premium – hanno aperto la strada ai controlli.

Nel 2024, secondo i dati più recenti, il giro d’affari del comparto ha raggiunto i 4,06 miliardi di euro, con Instagram al primo posto (3,3 miliardi), seguita da TikTok (446,8 milioni) e YouTube (279,6 milioni). In media, un content creator guadagna 84.000 euro l’anno, e il settore ha generato oltre 18.000 posti di lavoro diretti. Numeri che confermano l’importanza economica di questa industria, ma che attirano anche l’attenzione del Fisco.

L’Italia non è un caso isolato. All’estero, l’evasione nel mondo digital ha già fatto scalpore: in Cina, la celebre influencer Viya (Huang Wei) è stata multata per 210 milioni di dollari dopo essere stata accusata di non aver dichiarato i propri redditi. Le autorità le hanno chiuso gli account social e imposto il pagamento di oltre 1,3 miliardi di yuan tra tasse e sanzioni.

Le indagini dell’Agenzia delle Entrate e i nuovi strumenti di controllo

L’Agenzia delle Entrate italiana ha già inviato questionari fiscali relativi all’anno d’imposta 2020, chiedendo informazioni dettagliate su piattaforme utilizzate, contratti firmati, diritti d’autore dichiarati e compensi incassati.
Tra le richieste figura anche la lista dei social su cui si è attivi, la data di inizio attività, la descrizione dei contenuti prodotti, i rapporti con brand e aziende, oltre alle copie dei contratti stipulati.
L’obiettivo è ricostruire i flussi di denaro, identificando compensi non dichiarati e collaborazioni fittizie.

Non mancano controlli sui wallet digitali e sulle cripto-attività, nuovi strumenti spesso usati per ricevere pagamenti fuori dai circuiti tradizionali. Le Entrate vogliono verificare se alcuni influencer abbiano sfruttato pagamenti in natura, come vacanze gratuite, buoni spesa o beni promozionali, in cambio di visibilità online.
Questo tipo di “baratto pubblicitario” – ad esempio un soggiorno in hotel in cambio di una recensione – è a tutti gli effetti un reddito da dichiarare, e per questo rientra nelle verifiche fiscali.

Il quotidiano ItaliaOggi riporta che in alcuni casi vengono richiesti anche i movimenti completi dei portafogli digitali, per accertare la provenienza dei fondi. Il quadro RL25 della dichiarazione dei redditi, dedicato ai compensi per diritti d’autore, è diventato un indicatore cruciale per identificare attività legate alla produzione di contenuti digitali.

A cosa servono gli accertamenti e perchè proprio ora

Gli accertamenti mirano non solo a contrastare l’evasione, ma anche a definire un quadro normativo chiaro per un settore che, fino a poco tempo fa, si muoveva in un limbo giuridico. L’Agcom ha già introdotto un Codice per gli influencer, con regole e sanzioni specifiche per chi promuove prodotti o servizi, ma ora anche il Fisco vuole la sua parte.

Il fenomeno degli influencer sotto la lente del Fisco rappresenta una tappa inevitabile nella maturazione della creator economy. Da Roma a Bruxelles, il messaggio è chiaro: chi guadagna dai social dovrà farlo in modo trasparente e tracciabile.


E se fino a ieri molti consideravano il web come una “zona franca” dal controllo fiscale, oggi la realtà è diversa: ogni contenuto può generare reddito, e ogni reddito deve essere dichiarato.
Un segnale di svolta per un settore che cresce a ritmi vertiginosi, ma che dovrà imparare a convivere con regole sempre più rigide e con una nuova parola d’ordine: trasparenza.