Cracco compie 60 anni e svela un segreto sulla sua carriera che pochi conoscevano

Carlo Cracco

Carlo Cracco. Fonte foto account ufficiale Instagram @carlocracco-www.sanzioniamministrative.it

Lorenzo Fogli

Ottobre 10, 2025

Da chierichetto a Vicenza alle stelle Michelin, fino alla tivù e alla Galleria di Milano: Carlo Cracco racconta successi, cadute e rinascite a 60 anni.

Carlo Cracco oggi spegne 60 candeline. Lo chef vicentino, nato a Creazzo l’8 ottobre 1965, è tra i cuochi più conosciuti e discussi del Paese. In occasione del suo compleanno, Cracco ha confidato di sentirsi «meglio ora che a 40 anni», senza rimpianti né rimorsi, e con la consapevolezza che il tempo lo misura soprattutto nei figli che crescono.

Una carriera segnata da passione, sacrifici e anche polemiche, che racconta il percorso di un ragazzo di provincia diventato uno dei volti più popolari della cucina italiana.

Dai ricordi d’infanzia alla svolta con Marchesi

Il primo ricordo legato al cibo, dice Cracco, risale a quando aveva 5 anni in colonia a Riccione: la domenica veniva servita la torta diplomatica, «unica gioia tra pasti che per il resto erano un disastro». Più avanti, la madre, per aiutarlo a perdere peso, dimezzò le porzioni: fu allora che Carlo iniziò a seguirla ai fornelli, scoprendo una passione destinata a cambiargli la vita.

Dopo un periodo da chierichetto e il sogno di entrare in seminario, la scelta cadde sull’istituto alberghiero di Recoaro Terme, non distante da Vicenza. All’inizio, però, le cose non andarono bene: nel primo trimestre Cracco si ritrovò con un quattro in cucina, mentre i compagni già praticavano il mestiere nei ristoranti di famiglia. Per migliorare, iniziò a lavorare al ristorante “Remo” di Vicenza, dove in poco tempo passò da studente incerto a giovane talento capace di reggere da solo la cucina.

Cracco
Carlo Cracco. Fonte foto www.wikipedia.org-www.sanzioniamministrative.it

La vera svolta arrivò quando conobbe Gualtiero Marchesi, il maestro della nuova cucina italiana. Cracco frequentò corsi alla scuola Altopalato e, pur tra viaggi estenuanti da Vicenza a Milano, riuscì a entrare nella brigata. «Marchesi era un intellettuale della cucina – ricorda – ci insegnava a capire i bisogni delle persone, a non essere solo bruciapadelle». Con lui, ma anche accanto a giovani come Davide Oldani, Carlo mosse i primi passi verso la grande cucina.

Poi la Francia, «la Mecca», come la definiva Marchesi, con un’esperienza da Alain Ducasse durata quattro anni. Dopo il ritorno in Italia, arrivarono l’Enoteca Pinchiorri, l’Albereta e le prime stelle Michelin.

Le stelle, la tv e le polemiche

Con l’apertura del suo ristorante, prima ad Alba e poi a Milano con il Cracco-Peck, lo chef conquistò rapidamente notorietà e due stelle Michelin. Ai suoi tavoli si sono seduti Pavarotti, l’ex presidente Carlo Azeglio Ciampi, Umberto Agnelli, Matteo Renzi con Tim Cook. Ogni cena era un evento, ogni piatto una sfida.

Ma la vera popolarità arrivò con la televisione. Dopo un primo contatto nel 2007, Cracco entrò nella squadra di MasterChef Italia nel 2011. All’inizio fu riluttante, tanto da presentarsi al provino con un atteggiamento volutamente aggressivo. Eppure la produzione lo volle subito. «Era un momento di crisi – racconta – dopo Lehman andare al ristorante stellato sembrava peccato. La tv riportò la gente a cena fuori».

L’avventura durò sei stagioni, fino alla noia, come ammette lo stesso Cracco: «La televisione è ripetitiva, mi ero stancato». Il successo mediatico, però, ebbe anche effetti collaterali: nel 2017 il suo ristorante perse una stella Michelin. «Ero diventato pericoloso – dice – pensavano che dopo di me tutti gli chef sarebbero andati in tv».

Le polemiche lo hanno accompagnato anche in altre occasioni: celebre la sua partecipazione a uno spot di patatine, giudicata poco consona a uno chef stellato. Cracco non si è mai pentito: «Perché non avrei dovuto? Anche Marchesi fu testimonial di surgelati».

Oggi il suo nome è legato soprattutto al ristorante in Galleria Vittorio Emanuele II a Milano, inaugurato nel 2018, dove hanno cenato star come Tilda Swinton e Pierfrancesco Favino. Un progetto ambizioso che ha restituito prestigio a uno spazio chiuso da vent’anni.

Accanto a lui c’è sempre la moglie Rosa Fanti, conosciuta in un evento e diventata compagna di vita e di lavoro. «È stato un colpo di fortuna – dice – condividiamo tutto, e insieme stiamo costruendo la nostra azienda agricola in Romagna».

Carlo Cracco, a 60 anni, non si definisce un uomo ricco, ma un professionista che ha saputo sopravvivere tra ristoranti, tv e imprenditoria. «Sfatiamo un mito: con questo mestiere non diventi milionario, ma puoi vivere bene». E proprio questo equilibrio, tra passione e sacrificio, resta il segreto della sua carriera.

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