Per la prima volta l’oro supera i 4.000 dollari l’oncia, spinto da incertezza economica, debolezza del dollaro e acquisti delle banche centrali.
Il mercato dell’oro ha scritto una nuova pagina di storia. Per la prima volta, nella serata di lunedì 7 ottobre, i future sull’oro con consegna a dicembre a New York hanno superato la soglia psicologica dei 4.000 dollari l’oncia. Anche il contratto spot ha registrato un massimo senza precedenti, consolidando un trend rialzista iniziato a settembre e capace di stupire analisti e investitori.
Dall’inizio del 2025, l’oro spot ha messo a segno un rialzo superiore al 50%, collocandosi tra gli asset con le migliori performance a livello globale. Gli esperti individuano diversi fattori dietro questa impennata: dal rafforzarsi della domanda come bene rifugio al calo del dollaro statunitense, passando per l’incertezza fiscale e la chiusura parziale del governo americano, che ha lasciato i mercati senza dati chiave sull’economia.
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Perché l’oro continua a salire e cosa rappresenta come investimento
L’oro si conferma un bene rifugio in tempi di incertezza. Storicamente ha mostrato una correlazione bassa o negativacon le asset class tradizionali come azioni e obbligazioni, permettendo di diversificare i portafogli e ridurne il rischio complessivo. In particolare, nei momenti di instabilità geopolitica o crisi finanziaria, il metallo giallo ha spesso svolto la funzione di “porto sicuro” per gli investitori.
Tuttavia, non si tratta di uno strumento privo di rischi. La stessa Banca d’Italia ricorda che non sempre l’oro aumenta di valore durante le crisi: in passato ci sono stati periodi in cui i prezzi sono scesi anche per anni, prima di recuperare i livelli persi. A differenza di azioni e obbligazioni, l’oro non genera redditi: niente dividendi, niente interessi. Chi investe deve quindi puntare principalmente su una futura rivalutazione del prezzo.

Nel lungo periodo, però, l’oro ha dimostrato di essere un asset solido, capace di mantenere attrattiva in scenari economici difficili. La sua corsa attuale evidenzia come molti investitori cerchino ancora in esso un baluardo contro volatilità e timori di recessione.
Per investire esistono diverse strade. L’acquisto diretto di oro fisico, sotto forma di lingotti o monete, resta la più tradizionale, ma comporta costi di deposito e sicurezza. Cresce sempre di più il ricorso agli ETF legati all’oro, che replicano il prezzo del metallo quasi in tempo reale, offrendo accesso semplificato e liquidità immediata. Ci sono poi gli ETC (Exchange traded commodity), spesso legati a lingotti fisici o derivati, e i future, contratti a termine per chi preferisce muoversi sui mercati derivati.
De-dollarizzazione e Fomo: le spinte dietro al rally
Uno degli elementi che ha dato slancio al rally dell’oro è l’aumento degli acquisti da parte delle banche centrali. Negli ultimi anni è cresciuto il fenomeno della de-dollarizzazione, con diversi Paesi emergenti che hanno ridotto le proprie riserve in dollari statunitensi per aumentare la quota di oro. Una strategia che riflette la volontà di affrancarsi dalla dipendenza dal biglietto verde e proteggere le riserve valutarie da oscillazioni geopolitiche.
Ma non è solo una questione di banche centrali. Secondo Nicky Shiels, analista della società MKS Pamp, un ruolo decisivo lo hanno avuto gli afflussi negli ETF, che hanno spinto ulteriormente i prezzi verso l’alto. A ciò si aggiunge un altro fattore psicologico: quella che Luca Paolini, strategist di Pictet Asset Management, definisce “Fomo placcata d’oro”, cioè la paura degli investitori di rimanere esclusi dal rally.
Questo effetto a catena ha spinto molti operatori, dai grandi fondi istituzionali ai piccoli risparmiatori, a puntare con decisione sul metallo prezioso, rafforzando un trend che già appariva solido. Una dinamica che, se da un lato alimenta la crescita, dall’altro rende più difficile prevedere fino a dove potrà spingersi questa corsa.
L’oro, ancora una volta, si conferma termometro delle paure globali. La soglia dei 4.000 dollari l’oncia rappresenta un record storico, ma anche un punto di riflessione: quanto potrà durare questa spinta e quale sarà l’impatto sugli equilibri dei mercati finanziari nei prossimi mesi?
