Arriva la nuova Irpef: chi guadagna (e chi perde) con la riforma del governo

Detrazioni

Con la nuova manovra del governo, arriva la svolta attesa da tempo-sanzioniamministrative.it

Lorenzo Fogli

Ottobre 11, 2025

Dal 2026 il governo Meloni punta a ridurre il prelievo fiscale: in arrivo la revisione dell’Irpef per i redditi medi, nuove detrazioni e misure su pensioni e bonus edilizi.

A partire da gennaio 2026, l’Irpef potrebbe subire un intervento atteso da tempo. L’esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha inserito nella prossima legge di bilancio una riduzione dell’aliquota intermedia, con l’obiettivo di alleggerire il carico fiscale su circa dieci milioni di contribuenti.

La modifica riguarderà i redditi compresi tra 28 e 50 mila euro, per i quali l’aliquota scenderebbe dall’attuale 35% al 33%.

Si tratta di un intervento che punta a incidere in particolare sul ceto medio, lavoratori dipendenti, autonomi e pensionati. Le stime parlano di uno sconto fiscale massimo di 440 euro annui, destinato ai redditi pari o superiori a 50 mila euro.

Gli effetti per i contribuenti e i risparmi fascia per fascia

Secondo le simulazioni elaborate dai Consulenti del Lavoro, la riduzione Irpef porterebbe benefici differenziati a seconda delle fasce di reddito. Chi percepisce 30 mila euro annui avrebbe un risparmio di circa 40 euro. Per chi dichiara 35 mila euro, il vantaggio salirebbe a 140 euro, mentre chi raggiunge i 40 mila euro otterrebbe uno sconto di 240 euro.

I contribuenti con redditi di 45 mila euro risparmierebbero circa 340 euro, mentre il beneficio massimo, pari a 440 euro, si realizzerebbe per chi si colloca sulla soglia dei 50 mila euro. Le elaborazioni indicano che questo vantaggio resterebbe anche per i redditi fino a 63.500 euro, oltre i quali entrerebbero in gioco le limitazioni già previste sulle detrazioni.

Chi ci guadagna
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Attualmente, i contribuenti che dichiarano più di 50 mila euro sono circa tre milioni, mentre quelli sopra i 100 mila eurorappresentano meno del 2% del totale. La scelta di escludere queste fasce più alte dal nuovo beneficio, secondo le stime riportate da fonti di governo, permetterebbe di contenere la spesa pubblica di circa 200 milioni di euro.

Il taglio dell’aliquota si intreccia con un altro nodo centrale: il fiscal drag, cioè l’aumento delle imposte derivante dall’inflazione. Secondo l’Ufficio Parlamentare di Bilancio, questo meccanismo garantisce allo Stato un gettito extra di circa 3,3 miliardi di euro l’anno. Per i sindacati la riforma Irpef non può prescindere da una restituzione di queste risorse ai lavoratori.

Detrazioni, pensioni e correttivi in discussione

Il governo sta valutando anche ulteriori misure. Una delle ipotesi sul tavolo riguarda il “quoziente familiare”, un sistema che modulerebbe il peso dell’imposta in base al numero di figli a carico. L’idea sarebbe quella di garantire un trattamento fiscale più favorevole alle famiglie numerose, con un impatto redistributivo significativo.

Accanto alla revisione delle aliquote, si discute del destino dei bonus edilizi. Dal 2026 gli incentivi dovrebbero essere ridotti al 30% sia per le abitazioni principali sia per le seconde case. L’esecutivo, però, sarebbe intenzionato a prorogare il credito d’imposta del 50% per le prime abitazioni e a mantenere quello del 36% per le seconde, garantendo così una continuità per gli interventi di ristrutturazione.

Sul fronte delle pensioni, si valuta una detassazione della tredicesima mensilità, che potrebbe alleggerire la pressione fiscale anche sui trattamenti previdenziali. A questa misura si affiancano le proposte politiche: Forza Italia spinge per includere anche straordinari e premi di produttività, mentre la Lega insiste sull’ampliamento della flat tax per i lavoratori autonomi, alzando il limite di reddito dagli attuali 85 mila a 100 mila euro.

Lo scenario rimane quindi in evoluzione. I correttivi introdotti potrebbero spostare gli equilibri della manovra, determinando impatti differenti tra le varie categorie di contribuenti.

La partita sull’Irpef resta centrale per il governo, che punta a presentare la misura come un passo concreto verso la riduzione del carico fiscale. I prossimi mesi diranno se le ipotesi discusse diventeranno realtà e in che misura i contribuenti italiani vedranno alleggerirsi la pressione sulle proprie buste paga.