Un sostegno mensile garantito ai lavoratori che hanno chiuso l’attività e non hanno ancora diritto alla pensione: tutti i dettagli su requisiti e domanda
Fare i conti con la fine di un lavoro, senza aver raggiunto l’età pensionabile, è una delle situazioni più complicate per chi ha dedicato anni a un’attività. La crisi economica degli ultimi anni ha reso questi scenari sempre più frequenti, colpendo in particolare chi non ha alle spalle ammortizzatori sociali o strumenti di tutela. Molti si ritrovano così improvvisamente senza reddito, con spese da sostenere e un futuro incerto.
Proprio per queste condizioni è stato introdotto un assegno mensile di 603,40 euro, pensato per una categoria precisa di lavoratori che hanno interrotto definitivamente la propria attività.
L’indennizzo mensile: cos’è e a chi spetta
L’assegno non è una novità assoluta, ma una misura attiva da alcuni anni e recentemente confermata dall’INPS. Si tratta di un indennizzo mensile pari al trattamento minimo previdenziale, che per il 2025 è fissato a 603,40 euro. L’annuncio dei pagamenti è arrivato attraverso il messaggio INPS n. 2719/2025, che ha chiarito le modalità operative.
La misura è destinata a una platea ristretta: riguarda chi era iscritto alla Gestione commercianti e ha chiuso definitivamente la propria attività. Non basta sospendere la partita Iva o trasferire la licenza, serve la cancellazione dal Registro imprese, la restituzione di autorizzazioni e la dimostrazione della cessazione effettiva.

I requisiti anagrafici sono differenziati: 62 anni per gli uomini e 57 per le donne, con almeno cinque anni di iscrizione alla Gestione commercianti, anche non continuativi. Un aspetto centrale riguarda la compatibilità: chi riceve l’indennizzo non può continuare a lavorare, né come dipendente né come autonomo. In caso contrario, l’assegno viene sospeso.
L’importo, però, può essere cumulato con altre pensioni, eccetto quella di vecchiaia. Di fatto rappresenta una sorta di ponte economico per chi si trova senza reddito e troppo lontano dalla pensione ordinaria. Non è un “regalo” dello Stato, ma il risultato di un meccanismo finanziato attraverso un piccolo contributo aggiuntivo (0,48%) versato da ogni commerciante durante gli anni di attività.
Come richiederlo e quali vincoli rispettare
La domanda non è automatica: deve essere presentata esclusivamente online, tramite il portale INPS o con l’assistenza di un patronato. L’istituto richiede la documentazione completa della chiusura dell’attività per verificare che non ci siano margini di proseguimento. Un dettaglio importante: se il beneficiario riprende un’attività lavorativa, deve comunicarlo entro 30 giorni. In caso di mancata comunicazione, si rischia la sospensione del pagamento e la restituzione delle somme percepite.
Dal punto di vista pratico, l’assegno viene erogato con le stesse modalità delle pensioni: bonifico bancario o accredito su libretto. La periodicità è mensile e segue il calendario INPS. Per molti si tratta di un importo ridotto rispetto a uno stipendio, ma può fare la differenza per coprire spese essenziali come affitto, bollette e alimentari.
Lo strumento, introdotto nel 2019, è nato proprio per colmare un vuoto di tutele. Chi ha gestito un negozio, un’attività commerciale o artigiana e non rientra in altre misure di sostegno, si è spesso trovato a dover affrontare anni di attesa prima della pensione. L’indennizzo rappresenta quindi un aiuto concreto in un periodo di transizione, garantendo almeno una base di sicurezza economica.
Domande sempre in aumento
Negli ultimi mesi l’INPS ha registrato un aumento delle domande, segno che la misura, sebbene poco pubblicizzata, sta diventando più conosciuta. Le associazioni di categoria sottolineano come molti commercianti, soprattutto nelle piccole città, abbiano dovuto chiudere per la concorrenza della grande distribuzione e per il calo dei consumi. In questo contesto, un assegno di poco più di 600 euro può non risolvere i problemi, ma rappresenta un salvagente per non scivolare del tutto nella povertà.
Molti lavoratori che rientrano nei criteri non sanno nemmeno di avere diritto a questa forma di indennizzo. Per questo l’INPS ha avviato campagne informative, spiegando come funziona e quali siano i passi da seguire per accedere al beneficio. In sostanza, la misura ha due obiettivi: riconoscere il contributo versato negli anni e offrire un sostegno minimo in una fase di fragilità economica e sociale.