Detassazione della tredicesima 2026: ipotesi, impatti e simulazioni in vista della manovra

Detassazione della tredicesima 2026 ipotesi, impatti e simulazioni in vista della manovra (2)

Luca Antonelli

Ottobre 12, 2025

La detassazione della tredicesima 2026 entra tra le ipotesi della prossima manovra economica: ecco scenari, calcoli e possibili effetti sui redditi dei lavoratori.

Nelle ultime settimane il dibattito politico-economico ha riportato al centro della scena la gratifica natalizia con l’ipotesi di alleggerirne il carico fiscale. Si valuta se applicare una imposta sostitutiva o esonerare del tutto l’Irpef sulla tredicesima, per dare respiro alle buste paga. Le simulazioni mostrano risparmi rilevanti, specie per redditi medio-bassi, ma restano incognite legate alle risorse necessarie.

Aspetti attuali della tassazione della tredicesima e criticità

Attualmente la tredicesima mensilità è soggetta alle stesse aliquote Irpef ordinarie previste per gli stipendi: 23 %, 35 %, 43 % (in funzione degli scaglioni), oltre ai contributi previdenziali a carico del lavoratore. La tredicesima non gode delle detrazioni per lavoro dipendente che invece si applicano alle mensilità regolari: queste detrazioni vengono distribuite nel corso dell’anno. Perciò il risultato è che la trattenuta fiscale su quella mensilità “extra” risulta più alta, comportando un netto inferiore rispetto al potenziale teorico.

Detassazione della tredicesima 2026 ipotesi, impatti e simulazioni in vista della manovra (1)
Le cifre mostrano che l’impatto più marcato riguarda redditi medio-bassi. – www.sanzioniamministrative.it

La mancata applicazione delle detrazioni su questa mensilità rende la pressione fiscale relativamente più gravosa. Questo fatto era noto, ma fino ad oggi non è stato oggetto di correzione organica nella legislazione. Le stime attuali indicano che la tredicesima genera un gettito Irpef significativo: alcune analisi collocano tale importo tra i 14 e i 15 miliardi di euro su scala nazionale.

In Parlamento e nei circoli della maggioranza emerge da tempo la volontà di intervenire su questo divario di trattamento. Al momento non è stato definito un testo definitivo: l’ipotesi è inserire la misura nella Legge di Bilancio 2026. Il contesto economico e la necessità di coperture finanziarie rendono, comunque, il piano non scontato.

La questione è rilevante per milioni di lavoratori: chi già percepisce un reddito vicino agli scaglioni medi, vedrebbe un beneficio netto sensibile; per redditi molto elevati il margine si ridurrebbe. Inoltre c’è da considerare l’impatto sul bilancio pubblico, che deve assorbire la perdita di gettito generata da questa misura. Il confronto politico rimane acceso: servirà un compromesso fra l’esigenza sociale e le compatibilità finanziarie.

Le ipotesi in campo per la detassazione e le simulazioni

Sul tavolo della manovra si sondano diverse possibili misure per la detassazione della tredicesima. La prima è l’esenzione totale dell’Irpef: in questo scenario la gratifica natalizia subirebbe solo il prelievo contributivo (ad esempio intorno al 9,19 %). Ogni contribuente interessato trarrebbe un beneficio proporzionale all’Irpef che oggi paga per quella mensilità.

Una seconda opzione è l’adozione di una imposta sostitutiva agevolata, con aliquota fissa al 5 % o al 10 %. L’aliquota del 10 % è citata spesso come riferimento, simile a quella già utilizzata per i premi di produttività. L’imposta sostitutiva renderebbe più prevedibile il risparmio e più semplice la gestione amministrativa.

Un’ipotesi a complemento di queste consiste nel taglio dell’aliquota intermedia Irpef (attualmente 35 %), da ridurre magari a 33 %, con eventuale estensione della fascia di reddito fino a 60.000 euro. Questo intervento, combinato con la detassazione della tredicesima, amplificherebbe l’effetto per chi si colloca in quella fascia.

Per rendere concreto il confronto, sono state elaborate simulazioni su fasce di reddito (RAL):

  • Per un reddito di 20.000 euro: il risparmio stimato con esenzione sarebbe circa + 321 euro, contro + 182 euro applicando una imposta al 10 %.

  • Per 28.000 euro: + 450 euro con esenzione totale, + 254 euro con aliquota agevolata.

  • Per 35.000 euro: + 856 euro (esenzione), + 611 euro (10 %).

  • Per 50.000 euro: + 1.222 euro / + 873 euro.

  • Per 60.000 euro: + 1.802 euro / + 1.383 euro.

Le cifre mostrano che l’impatto più marcato riguarda redditi medio-bassi. Per i redditi molto elevati, il vantaggio si mantiene ma in proporzione si appiattisce. Se la misura diventasse struttura permanente, il fisco perderebbe una fetta importante di gettito: per mantenere equilibrio servirebbero risorse alternative, tagli o nuove fonti di entrata.

Restano dubbi su quali categorie di lavoratori rientrerebbero: si presume che riguardi i dipendenti del settore pubblico e privato, escludendo probabilmente i lavoratori autonomi, che non percepiscono la tredicesima. Le modalità tecniche per l’attuazione (calcoli, condizioni, soglie) devono ancora essere definite.

Il Governo affronterà nei prossimi mesi il confronto con il Ministero dell’Economia, bilanciando spinta sociale e vincoli finanziari. Il testo definitivo della manovra chiarirà quali delle ipotesi sopravvivranno e con quali limiti.