Il Fisco stringe le maglie: pensionati e dipendenti col terrore. Svelato il limite di reddito che ti estromette dal regime forfettario dal 2026

Il Fisco stringe le maglie pensionati e dipendenti col terrore. (2)

Luca Antonelli

Ottobre 13, 2025

Dal 1° gennaio 2026 il limite per accedere al regime forfettario torna a 30.000 euro per lavori dipendenti e pensioni, scompare la soglia maggiorata 2025.

Per l’anno 2026 il regime forfettario subirà un cambiamento importante per chi ha redditi da lavoro dipendente o pensione. La Legge di Bilancio 2025 ha previsto che per il solo 2025 il limite di reddito cumulabile fosse elevato a 35.000 euro. Dal 2026, salvo modifiche dell’ultima ora, si tornerà al limite tradizionale: 30.000 euro. Chi durante il 2025 ha potuto aprire partita IVA usufruendo della soglia più alta dovrà oggi verificare se supererà il nuovo tetto per continuare a restare nel regime agevolato.

Il ritorno al limite di 30.000 euro e le condizioni per accedere

La norma che ha introdotto il limite temporaneo di 35.000 euro è contenuta nell’articolo 1, comma 12 della Legge 207/2024. Essa stabiliva che, per il solo anno 2025, i percettori di redditi da lavoro subordinato, assimilati e pensione potessero cumularli fino a quella soglia, se decidevano di aprire partita IVA applicando il regime forfettario. Con l’entrata in vigore del 2026, salvo norme che modifichino il testo, il limite “maggiorato” non sarà più attivo.

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Per i contribuenti resta essenziale monitorare i redditi da lavoro e da pensione. – www.sanzioniamministrative.it

Ciò significa che chi avrà redditi da lavoro o pensione superiori a 30.000 euro nel 2025 non potrà accedere al regime forfettario nel 2026. Per poter usufruire della flat tax ridotta, sarà necessario che la somma tra i compensi o ricavi derivanti da attività autonoma e i redditi da lavoro/pensione non superi 30.000 euro. Il regime forfettario resta comunque subordinato al rispetto di altri requisiti: il limite massimo di ricavi/compensi (ad oggi 85.000 euro) e l’assenza di cause di esclusione quali partecipazioni in società, esercizio contemporaneo di attività diverse, contabilità ordinaria, ecc. Per chi nel 2025 ha acceduto grazie al limite maggiorato, l’anno 2026 diventa una sorta di prova: chi eccede il nuovo limite dovrà uscire dal regime agevolato e passare al regime ordinario con tassazione IRPEF e IVA.

Impatti sui contribuenti, rischi e scenari futuri

La stretta prevista può avere effetti concreti per molti piccoli professionisti e partite IVA che già avevano beneficiato del rialzo temporaneo del limite. Per alcuni, rimanere sotto la soglia diventerà difficile, soprattutto se le entrate da attività autonoma crescono. Il superamento del limite comporterà l’uscita automatica dal regime agevolato, con maggiori obblighi contabili, maggiori adempimenti e aliquote IRPEF ordinarie. Nelle stime interne dei consulenti fiscali, una quota significativa di partite IVA rischia di perdere il beneficio fiscale, con un impatto sul reddito netto. Restano aperte due possibilità: un intervento in sede di Legge di Bilancio 2026 che reintroduca il limite maggiorato o una revisione più ampia del regime forfettario, magari con soglie differenziate in base al settore o alla dimensione. Ma allo stato attuale, la previsione linea di marcia indica un ritorno al passato. Per i contribuenti resta essenziale monitorare i redditi da lavoro e da pensione, valutare la sostenibilità dell’uscita dal regime e, se serve, confrontarsi con un consulente per adeguare la propria posizione fiscale prima che scatti il 2026.

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