L’Agenzia delle Entrate applica regole più severe per chi invia il modello Redditi fuori termine o con errori: ravvedimento entro il 29 gennaio e multe ridotte.
Chi non invierà il modello Redditi 2025 entro il termine ordinario del 31 ottobre avrà una seconda occasione: potrà presentare la dichiarazione tardiva entro il 29 gennaio 2026. In questo caso la legge prevede una sanzione ridotta di 25 euro se non emergono imposte da versare. Se invece la dichiarazione contiene errori che portano a tasse più alte, si applicheranno sanzioni maggiori, calcolate proporzionalmente all’imposta evasa. I controlli dell’Agenzia delle Entrate si concentreranno sia sulla tempestività sia sulla veridicità dei dati comunicati, incrociando fatture, corrispettivi e altre fonti.
Norme, termini e riduzioni per la dichiarazione tardiva
La normativa applicabile è il D.P.R. 322/1998 e il D.Lgs. 472/1997, con modifiche introdotte negli ultimi anni per favorire la compliance. Chi presenta la dichiarazione dopo il termine del 31 ottobre ma entro 90 giorni successivi può beneficiare di una sanzione ridotta pari a 25 euro, se la dichiarazione non richiede versamenti aggiuntivi. Questo importo è previsto dall’art. 13, comma 1, lett. c) del D.Lgs. 472/1997 e rappresenta un decimo del minimo della sanzione ordinaria, purché il ritardo non superi i novanta giorni.

Se invece il contribuente omette imposte o commette errori “infedeli”, la sanzione sale: si applica il 25 % della differenza d’imposta, ridotta se il ravvedimento avviene prima che l’Amministrazione avvii verifiche. Per errori più gravi, la sanzione può arrivare fino al 50 %. Il ravvedimento consente di sanare la posizione versando la sanzione ridotta, gli interessi e le imposte eventualmente dovute. La sanzione per infedeltà assorbe quella per omesso versamento, se presente, evitando duplicazioni. Non è consentito utilizzare la dichiarazione tardiva per accedere al “concordato preventivo biennale” (CPB), un regime speciale per imprese in difficoltà finanziaria.
Impatti prevedibili su contribuenti, professionisti e controlli futuri
La possibilità di procedere al ravvedimento entro il 29 gennaio 2026 offre una scialuppa per molte partite IVA, imprese e professionisti. Chi è in ritardo potrà evitare sanzioni pesanti, purché la dichiarazione non contenga errori rilevanti. Le associazioni di consulenti segnalano che il sistema sarà sotto pressione nei mesi a seguire: molti contribuenti dovranno verificare fatture, corrispettivi e dati già trasmessi per evitare discrepanze. I controlli dell’Agenzia dovrebbero intensificarsi, con l’uso di strumenti automatici per incrociare dati e segnalare posizioni “anomale”. Le verifiche potrebbero riguardare chi sistematicamente presenta dichiarazioni con valori discordanti rispetto alle righe dei registratori di cassa o agli scambi di fatture. In prospettiva, la misura punta a rafforzare il rispetto delle regole tributarie e a ridurre l’evasione implicita. Il termine del ravvedimento rappresenta una finestra utile ma non illimitata: superato quel limite, il contribuente sarà soggetto alle sanzioni ordinarie, senza possibilità di riduzione.