Pensioni, risorse limitate: possibile stretta su anticipata e flessibilità nella Manovra 2026

Manovra governo per la pensione

Manovra governo per la pensione | Sanzioniamministrative

Redazione

Ottobre 13, 2025

 

Roma, 13 ottobre 2025 – Il Governo Meloni si trova a dover affrontare una complessa sfida nella definizione della Manovra finanziaria 2026, in particolare per quanto riguarda le pensioni. Con una disponibilità limitata di soli 16 miliardi di euro per l’intero pacchetto di interventi, il margine per modifiche sostanziali nel sistema pensionistico è estremamente ristretto. Tuttavia, l’Esecutivo sta valutando due misure fondamentali: il rinnovo delle opzioni di flessibilità per la pensione anticipata e la possibile sterilizzazione, o almeno il rallentamento, dell’aumento automatico dell’età pensionabile previsto dalla legge Fornero.

Le opzioni di flessibilità per la pensione anticipata in bilico

Il tema della pensione anticipata torna ogni anno al centro della discussione durante l’elaborazione della Legge di Bilancio. Le misure attualmente in vigore, che consentono di andare in pensione prima dei 67 anni stabiliti dalla riforma Fornero, sono:

  • Quota 103, che prevede il pensionamento a 62 anni con almeno 41 anni di contributi;
  • Opzione Donna, riservata alle lavoratrici con requisiti contributivi specifici;
  • Ape Sociale, destinata ai lavoratori in condizioni di particolare disagio o disoccupazione prossimi alla pensione.

Queste misure, pur apprezzate da numerosi lavoratori, comportano un costo elevato per lo Stato. Per questo motivo, il Governo potrebbe decidere di restringere ulteriormente i criteri di accesso, limitando le platee di beneficiari come già avvenuto negli anni scorsi. La Banca d’Italia, nella sua ultima relazione, ha sottolineato come tali interventi, seppur necessari per motivi sociali, non favoriscano la crescita economica e rappresentino quindi un peso per la sostenibilità del sistema.

Sterilizzazione dell’aumento dell’età pensionabile: un intervento graduale

Un altro nodo cruciale riguarda l’adeguamento automatico dell’età pensionabile in base all’aspettativa di vita, previsto dalla legge Fornero. Dal 2027, infatti, l’età di pensionamento salirà a 67 anni e 3 mesi. L’abolizione completa di questo aumento è al momento irrealizzabile, soprattutto per la mancanza di risorse, dato che un blocco totale richiederebbe circa 3 miliardi di euro, ossia quasi un quinto del totale disponibile per la Manovra.

Il Governo sta quindi valutando una soluzione di compromesso: un rallentamento graduale dell’aumento, distribuito su due anni. Nel dettaglio, invece di un incremento di 3 mesi previsto nel 2027, si potrebbe passare a un aumento di soli 2 mesi, con un ulteriore freno nel 2028. Questa misura, tuttavia, non interesserà tutti i lavoratori, ma sarà rivolta principalmente a categorie considerate particolarmente meritevoli di tutela, probabilmente per ragioni di carattere sociale o lavorativo.

Previdenza integrativa e possibile introduzione del silenzio-assenso sul TFR

Un aspetto di lungo termine che il Governo intende affrontare è la sostenibilità delle pensioni future. Il progressivo passaggio al sistema contributivo, in vigore dal 1995, comporterà infatti una riduzione significativa degli assegni pensionistici per molte categorie di lavoratori. Questo scenario espone il rischio di un aumento della povertà tra gli anziani, soprattutto per coloro che non hanno accumulato risparmi sufficienti.

La soluzione auspicata è il potenziamento della previdenza integrativa, ancora scarsamente diffusa in Italia. Per incentivare questa forma di risparmio, l’Esecutivo sta valutando l’introduzione del meccanismo del silenzio-assenso per il trasferimento di una parte del Trattamento di Fine Rapporto (TFR) alle casse previdenziali integrative di categoria. Ciò significherebbe che, in assenza di esplicita opposizione da parte del lavoratore, una quota del TFR verrebbe automaticamente destinata alla previdenza complementare, favorendo così l’allargamento della base contributiva e mitigando le future criticità pensionistiche.

Pensione, priorità economiche e vincoli di bilancio

Nonostante l’attenzione al tema pensionistico, il Governo continua a considerare prioritarie le misure di sostegno per il ceto medio, come il taglio dell’Irpef, e la prosecuzione della Rottamazione delle cartelle esattoriali quinquies. La convergenza verso i parametri europei di stabilità impone però un rigido controllo della spesa, che potrebbe portare a rinunciare, almeno temporaneamente, a una o entrambe le misure pensionistiche in esame.

La mancanza di risorse e la necessità di equilibrio tra sostenibilità finanziaria e tutela sociale rendono quindi la definizione della Manovra 2026 un esercizio complesso, nel quale il Governo dovrà bilanciare con attenzione le diverse esigenze per evitare ripercussioni sull’economia e sulla coesione sociale.

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