Il governo valuta la proroga di Quota 103, Opzione Donna e Ape Sociale, con l’obiettivo di evitare nuovi aumenti dell’età pensionabile.
La Manovra 2026 porterà novità significative sul fronte previdenziale, anche se non si tratta di una vera riforma strutturale. Il governo punta a garantire una maggiore flessibilità in uscita, evitando nel contempo nuovi aumenti dell’età pensionabile legati alle previsioni di vita. Le decisioni, attese entro la fine dell’anno, interesseranno milioni di lavoratori vicini alla pensione.
Proroghe e misure per il pensionamento anticipato
Nel testo preliminare della Manovra si conferma l’intenzione di prorogare i meccanismi già noti: Quota 41, Opzione Donna e Ape Sociale. Queste formule di uscita anticipata resteranno in vigore anche nel 2026, con possibili piccoli aggiustamenti ai requisiti. Il dibattito resta aperto su Quota 103, introdotta nel 2023 e pensata per chi ha almeno 62 anni d’età e 41 anni di contributi.

Il Ministero del Lavoro, guidato da Marina Calderone, spinge per la sua conferma, ma parte della maggioranza vorrebbe superarla, giudicandola poco utilizzata. La proroga, se approvata, darebbe continuità ai lavoratori che hanno già pianificato l’uscita secondo questo schema. Non si prevedono per ora cambiamenti drastici alle soglie contributive, ma potrebbe essere introdotta una finestra mobile di uscita per gestire meglio l’impatto economico della misura sui conti pubblici.
L’Ape Sociale, che consente di andare in pensione a 63 anni per categorie fragili o lavoratori usuranti, continuerà a rappresentare un canale protetto, mentre l’Opzione Donna resterà limitata a specifici requisiti anagrafici e familiari. In sintesi, la Manovra non rivoluziona il sistema, ma lo mantiene stabile in attesa di una riforma più ampia che tenga conto delle nuove condizioni economiche e demografiche.
Età pensionabile e blocco dell’aumento automatico
Uno dei temi centrali della Manovra 2026 riguarda il possibile blocco dell’aumento automatico dell’età pensionabile, previsto dalla legge Fornero per il biennio 2027-2028. L’incremento di tre mesi, dovuto all’adeguamento con le aspettative di vita ISTAT, potrebbe essere sospeso, mantenendo i requisiti attuali: 67 anni per la pensione di vecchiaia e 43 anni e un mese di contributi per quella anticipata.
Il governo valuta di rinviare l’adeguamento con un sistema di “finestre mobili”, che posticiperebbe l’accesso alla pensione di uno o due mesi rispetto alla maturazione dei requisiti. Questa misura costerebbe circa 2 miliardi di euro, cifra che potrebbe essere compensata tagliando spese minori o con il maggiore gettito fiscale previsto dalla crescita economica.
Il blocco dell’aumento risponde a una richiesta condivisa dai sindacati, che temono effetti penalizzanti per chi svolge lavori gravosi o ha carriere discontinue. L’obiettivo è evitare che il progressivo allungamento dell’età pensionabile colpisca le categorie più deboli, garantendo una transizione più graduale.
La Manovra, in questo senso, cerca un equilibrio tra sostenibilità dei conti pubblici e giustizia sociale, mantenendo l’attenzione su chi rischia di restare intrappolato tra età anagrafica e requisiti contributivi troppo elevati.