Pensione, in futuro ci si andrà sempre più tardi: le stime per il 2067

La pensione si allontana

La pensione si allontana | Pixabay @Olga_Shumitskaya - Sanzioniamministrative

Redazione

Ottobre 23, 2025

Andare in pensione nel 2067 sarà a dir poco complicato: ecco a quanti anni ci si potrà andare e tutte le stime

Le prospettive per l’età pensionabile in Italia delineano un futuro all’insegna di un progressivo allungamento della vita lavorativa, con l’età di uscita dal lavoro che potrebbe raggiungere i 70 anni entro il 2067. Le analisi più recenti, elaborate dall’INPS, dalla Ragioneria Generale dello Stato e dall’Istat, confermano una tendenza inarrestabile legata all’invecchiamento demografico e all’aumento della speranza di vita.

Aumenta l’età della pensione: ecco i motivi

Il meccanismo che guida questo processo è l’adeguamento automatico dell’età pensionabile alla speranza di vita, che impone di modulare l’uscita dal lavoro in base alla durata media della vita della popolazione. Dalla legge di Bilancio 2026, si prevede un aumento progressivo: dal 2027 l’età minima per la pensione di vecchiaia salirà a 67 anni e 1 mese, raggiungendo 67 anni e 5 mesi entro il 2029. Parallelamente, per la pensione anticipata, occorreranno rispettivamente 43 anni e 3 mesi di contributi per gli uomini e 42 anni e 3 mesi per le donne.

Pensione
Pensione | Pixabay @Rafmaster – Sanzioniamministrative

 

Il governo Meloni ha mantenuto questa linea di rigore, eliminando strumenti come Quota 103 e Opzione Donna, riducendo così le possibilità di uscita anticipata. Solo una piccola fetta di lavoratori, circa l’1,7%, potrà usufruire delle deroghe previste per i mestieri usuranti o gravosi, che continueranno a godere di requisiti più favorevoli.

Le stime demografiche e le conseguenze sul sistema previdenziale

L’Istat prevede che nel 2050 la speranza di vita alla nascita raggiungerà 84,3 anni per gli uomini e 87,8 per le donne, mentre la quota di ultrasessantacinquenni sul totale della popolazione passerà dal 24,3% del 2024 a oltre il 34,6%. Questa trasformazione demografica comporta un aumento del peso economico sul sistema previdenziale pubblico, basato sull’equilibrio tra lavoratori attivi e pensionati, e richiede un prolungamento della permanenza nel mercato del lavoro per garantire la sostenibilità finanziaria.

Le proiezioni ufficiali indicano che entro il 2050 l’età pensionabile raggiungerà i 68 anni e 11 mesi, per poi toccare i 70 anni nel 2067, secondo la Ragioneria Generale dello Stato. Di fatto, il cosiddetto traguardo dei 67 anni, oggi considerato standard, diventerà un punto di partenza sempre più difficile da raggiungere, specie per chi ha tra i 40 e i 50 anni.

Impatti sul mercato del lavoro e sulle politiche sociali

L’allungamento della vita lavorativa impone una revisione delle politiche occupazionali, con particolare attenzione a:

  • incremento del tasso di attività nelle fasce d’età più avanzate (55-64 e 65-74 anni),
  • investimenti in salute e prevenzione per mantenere i lavoratori in buona forma,
  • formazione continua e riqualificazione professionale soprattutto dopo i 50 anni,
  • strumenti di flessibilità che riconoscano i lavori gravosi e carriere discontinue.

Con la popolazione attiva destinata a ridursi e quella anziana a crescere, il sistema previdenziale italiano dovrà adattarsi a questa nuova realtà, bilanciando sostenibilità economica e tutela sociale.

L’INPS, nel suo ultimo report, ribadisce la necessità di accompagnare questa transizione con misure di supporto adeguate, anche attraverso piattaforme digitali dedicate e servizi assistenziali mirati, per facilitare l’accesso alle prestazioni e garantire un dialogo costante con le nuove generazioni di lavoratori.

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