Caffè e cioccolato diventano lusso: cosa sta facendo impennare i prezzi nel mondo

Caffè e cioccolato diventano lusso cosa sta facendo impennare i prezzi nel mondo (1)

Luca Antonelli

Novembre 1, 2025

Il gesto è familiare: mettere una moneta sul bancone, il rumore della macchinetta, l’aroma che riempie il bar. Quella tazzina o quella tavoletta sono diventate piccoli piaceri che pesano sempre di più sul portafoglio. Dietro quel gusto c’è una rete globale sotto pressione: coltivazioni in difficoltà, costi crescenti e mercati volatili. Lo si percepisce nella vita quotidiana, quando il prezzo al bar sale o la cioccolata in dispensa costa di più.

Quando il clima guida gran parte dei rincari

Le aree che producono la maggior parte del caffè mondiale — Brasile, Vietnam e Colombia — mostrano gli effetti di un clima meno prevedibile: siccità, piogge concentrate e ondate di calore che erodono le rese e peggiorano la qualità delle ciliegie del caffè. Questi fenomeni favoriscono anche la diffusione di parassiti e malattie come la ruggine del caffè, che riduce ulteriormente la produttività. Lo raccontano i tecnici del settore: meno raccolto significa meno offerta disponibile sui mercati.

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La produzione di cacao è concentrata in pochi paesi: Costa d’Avorio e Ghana forniscono oltre il 60% dell’offerta mondiale. – sanzioniamministrative.it

Allo stesso tempo la domanda globale continua a crescere, spinta dai consumi nei paesi emergenti e dall’aumento delle abitudini da caffetteria in Asia. Il risultato è uno squilibrio semplice ma efficace: richiesta stabile o in aumento con offerta in calo. Un dettaglio che molti sottovalutano è la differenza tra qualità e quantità: non tutto il caffè raccolto può competere sul mercato degli espresso di fascia alta.

I numeri d’Italia confermano la tendenza: il prezzo medio della tazzina ha raggiunto 1,21 euro alla fine del 2024, con un +18% rispetto al 2021; in città come Bolzano e Trento è comune superare 1,35 euro. Anche il caffè tostato venduto al dettaglio è aumentato da 8,86 a 12,66 euro al chilo nel 2021‑2024, un rincaro del 42,8%. Ecco perché, nella vita quotidiana, una semplice bevanda può tradursi in spese crescenti per molte famiglie.

Cacao sotto stress tra coltivazione e nuove regole

La produzione di cacao è concentrata in pochi paesi: Costa d’Avorio e Ghana forniscono oltre il 60% dell’offerta mondiale. Le piante in molte piantagioni sono usurate, con alberi anziani non sostituiti, e subiscono virus come il cacao swollen shoot. Le alterazioni idriche e gli eventi estremi legati a El Niño hanno ridotto le rese fino al 14% in una sola stagione, una contrazione che pesa subito sui prezzi internazionali.

Un fenomeno che in molti notano solo d’inverno è l’espansione di attività estrattive che sottraggono terreni agricoli preziosi: le miniere d’oro hanno tolto spazi coltivabili, aggravando la scarsità dell’offerta. Allo stesso tempo, l’Unione europea richiede maggiori controlli per tracciabilità e per contrastare la deforestazione, obblighi che aumentano i costi per i produttori africani. È un equilibrio delicato: pratiche più sostenibili sono necessarie, ma impongono investimenti in contesti già fragili.

I prezzi riflettono questa pressione: tra il 2022 e il 2025 il valore del cacao è passato da circa 3.500 a oltre 12.000 euro a tonnellata, con un +170% solo nel 2024. In Italia una barretta da 100 grammi è passata da 1,26 a 1,60 euro in tre anni. Un aspetto che sfugge a chi vive in città è che il costo della materia prima incide direttamente sulle scelte di produzione e sulla qualità dei prodotti finiti.

Mercati, speculazione e conseguenze per il consumatore

I mercati dei futures per caffè e cacao sono sensibili sia agli shock reali sia a percezioni di rischio: variazioni climatiche, rapporti sulle rese o politiche commerciali bastano a spostare le quotazioni. Operatori finanziari come fondi e hedge fund intervengono comprando e vendendo grandi quantità di contratti, amplificando la volatilità. Questa dinamica non crea il problema da sola, ma accentua gli andamenti già avviati dalle condizioni fisiche delle coltivazioni.

Per il consumatore la conseguenza è concreta: nella vita quotidiana la spesa per il caffè domestico è passata da 59,50 a 81,83 euro annui nel periodo considerato, mentre il cioccolato ha registrato rincari medi del 27%. Un fenomeno che in molti notano solo nei bilanci familiari è la progressiva erosione dei margini dei produttori: se guadagnano meno, rischiano di abbandonare o trascurare le piantagioni.

Questo porta a una circolarità pericolosa: meno manutenzione significa rese più basse in futuro e quindi prezzi ancora più alti. Un dettaglio che molti sottovalutano è la concentrazione geografica della produzione: dipendere da poche aree aumenta la vulnerabilità dell’intera filiera. Di conseguenza, una semplice tazzina o una tavoletta raccontano molto più dell’inflazione: mostrano la fragilità delle catene globali che regolano il gusto del mondo e indicano cambiamenti che molti consumatori stanno già osservando.

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