Il trucco per riciclare l’olio esausto a casa (e risparmiare davvero)

Come riutilizzarlo

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Lorenzo Fogli

Novembre 3, 2025

Ogni giorno in cucina buttiamo via un materiale prezioso, convinti che sia solo un rifiuto. Eppure l’olio da frittura ha mille vite, se lo trattiamo bene

Dopo una frittura croccante e dorata, resta sempre lì: l’olio esausto, scuro, denso, apparentemente inutile. Eppure è proprio in quel momento, quando ha terminato la sua funzione tra i fornelli, che può iniziare un nuovo ciclo di vita. Invece, nella maggior parte delle case italiane, viene versato nel lavandino, nel water o – peggio ancora – nella terra del giardino. Un gesto che sembra banale, ma che provoca danni ambientali enormi e costi altissimi per la collettività.

Un solo litro di olio esausto può inquinare fino a 1.000 metri quadrati d’acqua, impedendo all’ossigeno di raggiungere flora e fauna. Una volta finito nelle fogne, ostruisce le condutture, blocca i depuratori e rende complessa la purificazione delle acque, con un costo medio di 1 euro al chilo solo per rimuoverlo.

Eppure basterebbe poco per evitare tutto questo. Perché l’olio da cucina usato non è un rifiuto organico, né è biodegradabile: è un materiale recuperabile, trasformabile e, in alcuni casi, persino commerciabile. Dall’autoproduzione di sapone ai carburanti per aerei, l’economia circolare ha già trovato mille modi per dargli nuova vita.

Dall’inquinamento al riuso: le (molte) seconde vite dell’olio esausto

Il primo errore da evitare è proprio il più diffuso: non buttare mai l’olio esausto nel lavello o nel wc. Dopo aver fritto, va fatto raffreddare, filtrato con una garza per eliminare i residui solidi e travasato in un contenitore di vetro. Da lì può essere conservato, trasportato o persino riutilizzato in casa.

Uno degli usi più interessanti è come combustibile per lampade e lanterne artigianali, specie se mescolato ad altri materiali naturali. È anche utile per realizzare candele fai-da-te: basta aggiungere un contenitore di vetro, uno stoppino e un po’ di fantasia. Alcune persone lo impiegano anche in giardino o per spalare la neve: passato sulla pala, impedisce alla neve di attaccarsi e agevola il lavoro.

Fai-da-te
fare candele con l’olio esausto-sanzioniamministrative.it

In ambito domestico può essere impiegato, con le dovute precauzioni, anche come lubrificante per cerniere o per strumenti da giardinaggio. C’è chi lo usa persino come idratante per la pelle durante la rasatura, oppure per condire il mangime di animali da cortile, se privo di residui nocivi. Ma il re degli usi domestici resta lui: il sapone fatto in casa, un vero classico della tradizione contadina che oggi torna in voga anche tra i più giovani.

Altri si divertono a creare lampade di lava artigianali: un esperimento estetico e temporaneo, mescolando olio usato, acqua, colorante alimentare e una compressa di Alka Seltzer. Il risultato? Un effetto visivo sorprendente con materiali riciclati.

E poi ci sono le applicazioni industriali, spesso poco note ma ormai consolidate. L’olio esausto, raccolto correttamente, viene trasformato in glicerina, lubrificanti per macchinari agricoli, saponi industriali e persino biocarburante per mezzi pesanti e aerei. Il caso più noto è quello della compagnia aerea KLM, che già utilizza biodiesel derivato da olio esausto per alcuni voli intercontinentali. Il risultato è una riduzione delle emissioni fino all’80%.

Dove portarlo, quanto vale e perché conviene davvero riciclarlo

Se non si vuole riutilizzare l’olio esausto in casa, la soluzione più sicura è consegnarlo nei centri di raccolta comunali, nelle isole ecologiche, o in alcuni casi presso supermercati attrezzati o distributori di carburante. Alcuni comuni più virtuosi effettuano persino il ritiro a domicilio: un piccolo gesto che evita danni ambientali e costi per tutti.

In Italia operano due consorzi che si occupano del recupero e della commercializzazione di questo rifiuto speciale: CONOE, per gli oli vegetali, e CONOU, per quelli minerali. Entrambi garantiscono il trattamento e la vendita dell’olio esausto raccolto, destinandolo a impieghi certificati. Il valore commerciale? Tra i 180 e i 400 euro a tonnellata, a seconda della qualità e del trattamento.

Non è dunque solo una scelta ecologica, ma anche una voce dell’economia circolare in crescita. In una fase storica in cui si cerca di ridurre l’impatto ambientale domestico, capire che l’olio usato non è un rifiuto ma una risorsa può fare la differenza. A casa come nel mondo.

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