Una mail o una raccomandata che appare ufficiale: nella prima riga c’è una richiesta urgente di pagamento, la cifra è precisa e il termine è tassativo entro la giornata. Chi la riceve può sentirsi sotto pressione, come se un errore amministrativo potesse trasformarsi in debito immediato. Ma dietro quella grafica istituzionale spesso si nasconde una frode studiata: il messaggio chiede una presunta ritenuta alla fonte sui redditi esteri o sui flussi finanziari esteri, e usa termini tecnici per sembrare autorevole. La comunicazione riporta un’intestazione con un numero che sembra protocollo e, in calce, una firma che imita quella del direttore dell’ente, insieme a un timbro che somiglia a quello degli uffici.
Come riconoscerla
Gli elementi ricorrenti di questi messaggi permettono di separarli dalle comunicazioni autentiche: prima di tutto la richiesta di versamento immediato e senza preavviso, che è atipica rispetto alle procedure ordinarie. Spesso l’oggetto è tecnico, per esempio “Modalità di attuazione delle disposizioni relative al monitoraggio fiscale”, ma il tono è perentorio e mira a creare fretta. Il documento può contenere un falso numero di protocollo, una sequenza non coerente con i formati ufficiali, e allegati che invitano ad aprire link o documenti che scaricano file pericolosi sul dispositivo.

Un dettaglio che molti sottovalutano è la qualità grafica: loghi sfocati, caratteri leggermente diversi da quelli istituzionali e timbri riprodotti senza cura. La firma del direttore e il timbro contraffatto sono spesso copiati da altri documenti pubblici, con imperfezioni visibili a un occhio attento. Chi opera nel settore finanziario lo nota subito, ma per il cittadino comune questi particolari possono sfuggire, rendendo la truffa più efficace.
Per questo è utile fermarsi un attimo: non seguire istruzioni di pagamento immediate e verificare l’origine della comunicazione. Conservare il messaggio e non cancellarlo facilita le verifiche, e può evitare un bonifico affrettato a conti non riconducibili all’Amministrazione.
Cosa fare se ricevi la comunicazione
Il primo passo è non effettuare alcun pagamento né cliccare su link sospetti. L’Agenzia delle entrate dichiara di non essere responsabile per queste comunicazioni e invita a consultare la sezione dedicata al phishing sul proprio portale. Un comportamento prudente è confrontare il contenuto ricevuto con le informazioni ufficiali sul portale istituzionale o contattare l’ufficio territorialmente competente per una verifica diretta.
Un dettaglio pratico: salvare l’intera comunicazione, con intestazione e allegati, aiuta gli operatori quando si effettua la segnalazione. In questi casi è consigliabile segnalare l’accaduto anche alle autorità competenti e, se necessario, alle piattaforme di posta elettronica che hanno trasmesso il messaggio, per limitare la diffusione della frode.
Se si ha il dubbio sulla leggittimità della richiesta, è preferibile chiedere conferma attraverso i canali istituzionali ufficiali piuttosto che rispondere al mittente. Un confronto telefonico o una visita all’ufficio locale spesso chiariscono la situazione senza rischi. In molti casi la prudenza e poche verifiche evitano conseguenze economiche reali: una telefonata all’ufficio giusto può bastare per chiarire che si tratta di una comunicazione falsa.
