Italia, tra record di auto e corsa al biologico: ecco cosa frena davvero la svolta green

Svolta green italia

Luca Antonelli

Novembre 5, 2025

Nelle strade di molte città italiane il contrasto è visibile: piste ciclabili rinnovate e cantieri per il fotovoltaico, accanto a aree urbane dove l’auto privata resta l’unico modo per muoversi. È questa la fotografia che emerge dalla relazione sullo stato della green economy: progressi reali, ma con lacune che pesano sull’efficacia complessiva della transizione. Chi vive in città lo nota ogni giorno, tra code, caldo intenso e cantieri che promettono soluzioni.

Lo schema è chiaro: ci sono segnali positivi sulle rinnovabili e sull’agricoltura biologica, ma le emissioni, il consumo di suolo e la mobilità frenano. Un dettaglio che molti sottovalutano è proprio il ritmo delle nuove installazioni energetiche, già rallentate in questi mesi. Il bilancio che segue cerca di mettere insieme numeri e conseguenze concrete per capire dove si è avanti e dove serve accelerare.

Green economy, non tornare indietro

La questione principale non è ideologica: è pratica. L’Italia ha investito risorse consistenti nella transizione, soprattutto attraverso misure del PNRR, che secondo i promotori hanno sostenuto la ripresa economica. In termini di occupazione e di progetti pubblici, la sostenibilità ambientale è diventata un elemento centrale dei piani di investimento. Per questo motivo molti esperti sostengono che non conviene tornare indietro, perché il rischio è perdere slancio su programmi già avviati.

Crisi green economy
La frequenza e l’intensità degli eventi estremi sono un segnale concreto. – sanzioniamministrative.it

Lo raccontano i tecnici del settore: senza quegli interventi alcune opere strategiche sarebbero rimaste fermi. Allo stesso tempo chi fa impresa segnala ostacoli burocratici e incertezze sui finanziamenti futuri. Un fenomeno che in molti notano solo d’inverno è la fragilità delle catene di valore legate alle rinnovabili e all’efficienza energetica; senza continuità di risorse i progetti rischiano rallentamenti prolungati.

La riflessione principale è economica e climatica insieme. L’Italia si trova in una posizione di vulnerabilità nel Mediterraneo, con un aumento della temperatura media superiore alla media globale. Per questo, per i decisori pubblici l’idea di marciare indietro non appare conveniente né praticabile: la transizione energetica è percepita come una strategia per ridurre il rischio climatico e sostenere la crescita.

Crisi climatica e numeri che pesano

I dati sulla crisi climatica evidenziano criticità che non si possono ignorare: dal 1990 al 2024 l’Italia ha ridotto le emissioni di gas serra del 28%, ma il calo dell’ultimo anno è stato modesto, poco più di 7 milioni di tonnellate, meno del 2% su base annua. Il ritmo attuale è insufficiente per raggiungere l’obiettivo nazionale di riduzione assegnato nel quadro europeo, che richiede un’ulteriore riduzione significativa nel breve periodo. Un aspetto che sfugge a chi vive in città è quanto sia necessario intervenire sui settori più difficili da decarbonizzare.

La frequenza e l’intensità degli eventi estremi sono un segnale concreto: nel corso dell’anno più caldo mai registrato il Paese ha contato oltre 3.600 eventi climatici estremi, un numero che moltiplica gli episodi delle precedenti stagioni più calde. Le conseguenze economiche sono evidenti: tra il 1980 e il 2023 i danni all’agricoltura legati a fenomeni atmosferici estremi sono stimati in circa 135 miliardi di euro, il valore più alto in Europa. Questo peso ricade su agricoltori, filiere e bilanci pubblici.

Per rispettare gli impegni internazionali servono scelte strutturali sulla produzione energetica, sui trasporti e sull’uso del territorio. Un dettaglio che molti sottovalutano è la necessità di adattamento delle infrastrutture agricole e urbane per resistere a eventi sempre più intensi. Senza un piano di adattamento diffuso, i costi correlati ai danni e alle emergenze continueranno a crescere.

Energia, mobilità e città in transizione

Sul fronte energetico ci sono luci e ombre. La produzione di elettricità da fonti rinnovabili ha superato i 130 miliardi di kWh, corrispondendo al 49% della generazione elettrica nazionale, un progresso verso gli obiettivi nazionali. Tuttavia nei primi sei mesi di riferimento si è registrato un possibile rallentamento delle nuove installazioni di eolico e fotovoltaico, stimato intorno al 17% rispetto all’anno precedente. Un fenomeno che in molti notano solo d’estate è la relazione tra incentivi e velocità di installazione: quando i meccanismi di sostegno cambiano, l’espansione rallenta.

La mobilità appare il vero tallone d’Achille. In Italia ci sono 701 auto ogni 1.000 abitanti, con il parco veicoli alimentato per l’82,5% a benzina e diesel, e un’età media che ha raggiunto i 12,8 anni. Le vetture elettriche non stanno decollando: la loro quota di mercato è scesa dal 8,6% all’7,6%, lontana dalla media europea di circa il 22,7%. La produzione nazionale di auto è scesa a circa 310 mila unità, con una quota marginale dell’industria europea.

Le città però fanno passi concreti: aumentano le piste ciclabili, si potenzia il trasporto pubblico e si rinnovano flotte urbane. Grazie a iniziative europee e al supporto del PNRR, molte amministrazioni hanno realizzato progetti di mitigazione e adattamento. Un dettaglio che molti sottovalutano è che, terminati alcuni finanziamenti, serviranno nuove modalità di sostegno per mantenere questo impulso. La scelta politica su come finanziare la fase successiva determinerà quanto questi miglioramenti diventeranno strutturali nella vita quotidiana delle città.

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