Il cane abbaia troppo? Ecco quando rischi una sanzione (e persino l’allontanamento)

Un cane intento ad abbaiare

Un cane intento ad abbaiare | Pixabay @Mircea Iancu - Sanzioniamministrative.it

Alanews

Novembre 8, 2025

La riforma del condominio del 2012 ha introdotto nel codice civile una regola importante: il regolamento non può impedire ai condomini di tenere animali domestici. La norma, contenuta nel comma 5 dell’articolo 1138, ha generato interpretazioni differenti, soprattutto perché la Corte di Cassazione non si è ancora espressa in modo diretto su questa novità legislativa.

Una parte degli esperti ritiene che la disposizione abbia semplicemente confermato un orientamento consolidato, secondo cui i regolamenti deliberati a maggioranza non possono limitare il diritto di proprietà, vietando la presenza di animali nelle abitazioni. Altri studiosi sostengono invece che la norma debba essere interpretata alla luce delle leggi nazionali e delle convenzioni internazionali che riconoscono gli animali come esseri senzienti, motivo per cui neppure i regolamenti contrattuali predisposti dai costruttori potrebbero imporre divieti assoluti. La questione resta aperta, ma un elemento è condiviso: la presenza di un cane (o di un altro animale) non deve trasformarsi in una fonte di disturbo per gli altri residenti.

Quando il rumore diventa illecito

Il principio di convivenza civile impone che gli animali non creino disagi eccessivi. Secondo l’articolo 844 del codice civile, le immissioni sonore sono considerate illecite solo se superano la soglia di tollerabilità, valutata in base al contesto e all’incidenza del disturbo. Questo significa che l’abbaiare di un cane non costituisce automaticamente un comportamento vietato: diventa un problema giuridico quando è insistente, prolungato e si manifesta anche nelle ore notturne.

In casi gravi, il proprietario può essere ritenuto penalmente responsabile per il reato di disturbo della quiete pubblica, previsto dall’articolo 659 del codice penale. La violazione si configura quando il frastuono è idoneo a raggiungere un numero indeterminato di persone, non solo i vicini di pianerottolo ma anche chi abita negli edifici adiacenti. È necessario inoltre che il proprietario non abbia adottato misure per contenere il problema, nonostante le contestazioni ricevute.

L’allontanamento del cane come misura estrema

Se il proprietario non gestisce gli animali in modo adeguato e le immissioni risultano gravi e continuative, il giudice può intervenire con provvedimenti severi. Lo dimostra una recente ordinanza del Tribunale di Bologna, che ha disposto l’allontanamento immediato dei cani da un’abitazione condominiale.

Il caso era iniziato con le segnalazioni di un residente del piano terra, costretto a vivere con le finestre chiuse per evitare gli odori provenienti dall’appartamento vicino, dove i cani venivano lasciati soli per molte ore. A questi disagi si erano aggiunti rumori continui, soprattutto di notte, tali da compromettere il riposo e la salute del denunciante. Nonostante le richieste rivolte all’amministratore e la presentazione di una querela, la situazione non era migliorata.

Di fronte a prove che dimostravano immissioni olfattive e acustiche costanti e molto superiori alla normale tollerabilità, supportate anche da certificazioni mediche, il giudice ha accolto il ricorso d’urgenza. In virtù dell’articolo 700 del codice di procedura civile, ha ordinato alla proprietaria di trasferire altrove gli animali, prevedendo anche una sanzione economica per ogni giorno di ritardo nell’esecuzione dell’ordine.

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