Un sabato mattina in una via commerciale: alcune vetrine piene, altre chiuse da tempo, un cartello “affittasi” che spunta tra i manifesti. Per chi guarda con occhi da investitore quella stessa strada è un bilancio in atto: affitti, durata dei contratti, flusso di passanti. La domanda che si ripete nei caffè e negli studi professionali è semplice e netta: conviene puntare sui locali commerciali invece che sugli appartamenti? Qui si analizza cosa diano in più le rendite e quali rischi comportino, senza promessa di facili scorciatoie, ma con dati e osservazioni concrete.
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Quanto rendono e dove si trovano i rendimenti più alti
Nel confronto tra asset immobiliari, il segmento commerciale spesso spicca per il livello di redditività: investire in immobili commerciali può significare canoni più elevati e contratti di lunga durata che garantiscono flussi di cassa regolari. In Italia, secondo alcuni studi del settore, il rendimento lordo medio del comparto commerciale si colloca su valori superiori rispetto al residenziale, con punte molto differenti a seconda della città. Un dato di riferimento che molti addetti ai lavori citano è il valore medio nazionale attorno al 12,4%, con città come Genova che mostrano livelli più alti e altre aree, come Matera, che restano più contenute.

Il motivo per cui i commerciali rendono di più è semplice: i canoni per negozi e uffici riflettono la capacità di generare reddito diretto dall’attività economica svolta nello spazio. Allo stesso tempo, il ritorno è molto variabile: la stessa tipologia di immobile in una via centrale o in una zona periferica può dare risultati opposti. Un dettaglio che molti sottovalutano è l’impatto della qualità del locatario sulla valutazione dell’asset: un marchio consolidato pesa quanto la posizione nella stima del prezzo.
Tra gli asset meno performanti si collocano le pertinenze, come garage e box, che, pur avendo domanda costante in alcune città, spesso mostrano rendimenti inferiori rispetto ad appartamenti o negozi. Per questo motivo la scelta del tipo di immobile va calibrata sulla geografia dell’investimento e sulla destinazione d’uso prevista.
Rischi, vantaggi e cosa valutare prima di comprare
Calcolare il rendimento non è un esercizio teorico: si prende il canone annuo e lo si divide per il prezzo di acquisto per ottenere il rendimento lordo. A titolo esemplificativo, un locale comprato 150.000 euro e affittato 1.000 euro al mese dà circa l’8% lordo; poi vanno tolti i costi fissi e le tasse per arrivare al netto. Questo calcolo mostra come i numeri possano ingannare se non si considerano le spese straordinarie, la periodicità dei contratti e la possibile vacanza locativa.
Investire in locali commerciali a reddito significa anche scegliere l’inquilino: un esercizio con storico e solidità finanziaria riduce il rischio di morosità, mentre un progetto nuovo può aumentare l’incertezza. Il contratto è un elemento chiave: forme contrattuali più lunghe assicurano maggiore prevedibilità dei flussi, ma possono limitare la flessibilità del proprietario. Un aspetto che sfugge a chi vive in città è quanto il micro-contesto—accessibilità, parcheggi, servizi—incida sulla resilienza dell’attività e quindi sulla tenuta dell’affitto.
Non si devono dimenticare lo stato dell’immobile e i costi di adeguamento: impianti, barriere architettoniche, e requisiti energetici possono richiedere investimenti significativi. Infine, aspetti fiscali e giuridici condizionano la redditività netta: imposte locali, regime IVA del canone e vincoli urbanistici possono alterare il ritorno atteso. Per questo, prima di comprare, è opportuno verificare documentazione catastale, bilanci del locatario quando disponibili e prevedere una riserva per manutenzioni straordinarie.
Confronto pratico con il residenziale e una scelta finale
Mettere a confronto immobiliare commerciale e residenziale significa pesare rendimenti e rischi in relazione agli obiettivi dell’investitore. Il residenziale offre una domanda ampia e generalmente più stabile, con una liquidità sul mercato che rende più semplice la rivendita in diverse città italiane. Gli affitti brevi e il co-living possono elevare la redditività, ma introducono complessità gestionali. Al contrario, il commercial tende a offrire rendimenti più interessanti, ma con una volatilità e una dipendenza dal ciclo economico locale più marcate.
Tra i vantaggi pratici dei commerciali c’è la possibilità di contratti più lunghi e di canoni semmai indicizzati. Tra i rischi ci sono la maggiore difficoltà di trovare un acquirente in fasi di mercato negative e la concentrazione del rischio su singoli locatari o settori (retail, uffici, ristorazione). Un fenomeno che in molti notano è la polarizzazione del valore: nelle zone dinamiche un negozio può superare un appartamento per prezzo e resa, mentre in aree meno vive l’appartamento resta l’opzione più solida.
Chi valuta l’acquisto dovrebbe quindi bilanciare posizione, tipo di attività, solidità dell’inquilino e orizzonte temporale dell’investimento. Alla fine, la decisione non è solo matematica: è una scelta di rischio, gestione e aspettativa di reddito. Un’immagine concreta su cui chiudere: un proprietario che incassa il primo canone dopo una ristrutturazione sa quanti fattori hanno influenzato quel numero—e molti investitori italiani stanno già regolando le loro scelte su questa base.
