Le città italiane tra lagune e coste: mappa aggiornata delle aree più vulnerabili all’acqua

Venezia

Luca Antonelli

Ottobre 28, 2025

Un tratto di spiaggia che sparisce dopo una mareggiata, strade di periferia trasformate in canali, campi agricoli invasi dall’acqua: sono immagini che in questi mesi tornano nelle cronache locali e che una nuova ricerca mette nero su bianco.

Il Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, in uno studio pubblicato su una rivista scientifica sul tema dell’acqua e del clima, ha aggiornato la mappa delle coste italiane più vulnerabili. Il risultato non è solo una lista di nomi, ma la descrizione di meccanismi concreti: innalzamento del livello marino, mareggiate sempre più intense e, in alcuni casi, subsidenza, cioè l’abbassamento del terreno.

La mappa coinvolge diversi litorali: dalla laguna veneta al Salento, passando per tratti del Lazio e della Sardegna. Nel Salento il focus è sul litorale leccese, dove le dune possono essere oltrepassate dall’acqua e, attraverso i varchi, il mare raggiungere zone urbanizzate e terreni coltivati. Per dare un ordine di grandezza, un tratto come Spiaggiabella potrebbe vedere la superficie esposta alle inondazioni salire in modo significativo: da poco più di dieci ettari a quasi il doppio entro decenni, secondo le proiezioni dello studio. Un dettaglio che molti sottovalutano è la dinamica dei canali di scolo: se non vengono mantenuti, l’acqua resta più a lungo nelle aree interne e il rischio aumenta.

Litorali a rischio: dove e perché

Lo studio offre un quadro puntuale delle aree italiane più a rischio e spiega perché alcune zone sono più esposte. La laguna di Venezia è indicata come esempio emblematico: qui si sommano innalzamento del livello marino, maree estreme e subsidenza, una combinazione che complica la gestione delle acque e la protezione degli insediamenti storici. In scenari estremi i modelli mostrano possibili aumenti del livello marino che possono superare il metro entro la fine del secolo; allo stesso tempo, incrementi di poche decine di centimetri renderebbero periodi di allagamento più frequenti e prolungati, con effetti permanenti su punti sensibili come Piazza San Marco.

Gli autori della ricerca non si limitano a segnalare il rischio: propongono una serie di interventi pratici. – pollnet.it

Nel Meridione il rischio assume forme diverse: le spiagge sabbiose e le dune non solo tutelano la costa, ma sono anche barriere naturali che, se erose, permettono all’acqua di avanzare in profondità. Località come Spiaggiabella, Torre Chianca e Frigole sono citate dallo studio come particolarmente vulnerabili. Un fenomeno che in molti notano solo d’inverno diventa, con il tempo, un problema permanente anche per l’estate: l’erosione costiera modifica l’uso del territorio e mette sotto pressione servizi e infrastrutture locali.

Cosa servono i territori: misure concrete e impatti locali

Gli autori della ricerca non si limitano a segnalare il rischio: propongono una serie di interventi pratici. In cima alle priorità ci sono il ripristino delle dune naturali, la manutenzione dei canali di bonifica e l’inserimento esplicito del rischio di inondazione nei piani urbanistici locali. Queste misure non cancellano il problema, ma riducono la probabilità e la gravità degli eventi dannosi. I tecnici del settore lo raccontano con chiarezza: piccoli interventi puntuali possono fare la differenza quando le mareggiate colpiscono zone già compromesse dall’erosione.

Per le città costiere la gestione diventa complessa: sistemi di difesa come dighe mobili hanno un ruolo, ma richiedono esercizio regolare e investimenti continuativi. A livello locale significa ripensare la pianificazione del territorio, aggiornare normative e prevedere budget per manutenzioni frequenti. Un aspetto che sfugge spesso a chi vive in città è l’interazione tra infrastrutture e ambiente naturale: dove le dune scompaiono, anche le reti fognarie e i sottoservizi risultano più esposti. Per questo, oltre alle opere fisiche, servono mappe aggiornate, simulazioni di rischio e un approccio coordinato tra enti regionali e municipali.

Chi guarda alle coste lo fa con dati e osservazioni sul campo, non con idee generiche: la conseguenza tangibile è che alcune porzioni di litorale potrebbero cambiare uso o scomparire dal profilo attuale, una realtà che molte comunità costiere iniziano a percepire nella vita quotidiana.

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