Un tratto di spiaggia che sparisce dopo una mareggiata, strade di periferia trasformate in canali, campi agricoli invasi dall’acqua: sono immagini che in questi mesi tornano nelle cronache locali e che una nuova ricerca mette nero su bianco.
Il Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, in uno studio pubblicato su una rivista scientifica sul tema dell’acqua e del clima, ha aggiornato la mappa delle coste italiane più vulnerabili. Il risultato non è solo una lista di nomi, ma la descrizione di meccanismi concreti: innalzamento del livello marino, mareggiate sempre più intense e, in alcuni casi, subsidenza, cioè l’abbassamento del terreno.
La mappa coinvolge diversi litorali: dalla laguna veneta al Salento, passando per tratti del Lazio e della Sardegna. Nel Salento il focus è sul litorale leccese, dove le dune possono essere oltrepassate dall’acqua e, attraverso i varchi, il mare raggiungere zone urbanizzate e terreni coltivati. Per dare un ordine di grandezza, un tratto come Spiaggiabella potrebbe vedere la superficie esposta alle inondazioni salire in modo significativo: da poco più di dieci ettari a quasi il doppio entro decenni, secondo le proiezioni dello studio. Un dettaglio che molti sottovalutano è la dinamica dei canali di scolo: se non vengono mantenuti, l’acqua resta più a lungo nelle aree interne e il rischio aumenta.
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Litorali a rischio: dove e perché
Lo studio offre un quadro puntuale delle aree italiane più a rischio e spiega perché alcune zone sono più esposte. La laguna di Venezia è indicata come esempio emblematico: qui si sommano innalzamento del livello marino, maree estreme e subsidenza, una combinazione che complica la gestione delle acque e la protezione degli insediamenti storici. In scenari estremi i modelli mostrano possibili aumenti del livello marino che possono superare il metro entro la fine del secolo; allo stesso tempo, incrementi di poche decine di centimetri renderebbero periodi di allagamento più frequenti e prolungati, con effetti permanenti su punti sensibili come Piazza San Marco.

Nel Meridione il rischio assume forme diverse: le spiagge sabbiose e le dune non solo tutelano la costa, ma sono anche barriere naturali che, se erose, permettono all’acqua di avanzare in profondità. Località come Spiaggiabella, Torre Chianca e Frigole sono citate dallo studio come particolarmente vulnerabili. Un fenomeno che in molti notano solo d’inverno diventa, con il tempo, un problema permanente anche per l’estate: l’erosione costiera modifica l’uso del territorio e mette sotto pressione servizi e infrastrutture locali.
Cosa servono i territori: misure concrete e impatti locali
Gli autori della ricerca non si limitano a segnalare il rischio: propongono una serie di interventi pratici. In cima alle priorità ci sono il ripristino delle dune naturali, la manutenzione dei canali di bonifica e l’inserimento esplicito del rischio di inondazione nei piani urbanistici locali. Queste misure non cancellano il problema, ma riducono la probabilità e la gravità degli eventi dannosi. I tecnici del settore lo raccontano con chiarezza: piccoli interventi puntuali possono fare la differenza quando le mareggiate colpiscono zone già compromesse dall’erosione.
Per le città costiere la gestione diventa complessa: sistemi di difesa come dighe mobili hanno un ruolo, ma richiedono esercizio regolare e investimenti continuativi. A livello locale significa ripensare la pianificazione del territorio, aggiornare normative e prevedere budget per manutenzioni frequenti. Un aspetto che sfugge spesso a chi vive in città è l’interazione tra infrastrutture e ambiente naturale: dove le dune scompaiono, anche le reti fognarie e i sottoservizi risultano più esposti. Per questo, oltre alle opere fisiche, servono mappe aggiornate, simulazioni di rischio e un approccio coordinato tra enti regionali e municipali.
Chi guarda alle coste lo fa con dati e osservazioni sul campo, non con idee generiche: la conseguenza tangibile è che alcune porzioni di litorale potrebbero cambiare uso o scomparire dal profilo attuale, una realtà che molte comunità costiere iniziano a percepire nella vita quotidiana.
